I problemi relativi alla giurisdizione commerciale occuparono una parte non marginale del dibattito sulle riforme degli ordinamenti giuridici e sulla loro capacità di rispondere alle esigenze di una società che cambiava radicalmente. Il codice di commercio di Napoleone, che a quasi tutta Europa aveva esteso il modello di giurisdizione commerciale francese, impose, in virtù della razionalizzazione che inevitabilmente l’opera di codificazione comportava, un ripensamento delle legislazioni preesistenti che pure riprodusse in larga parte. Dopo la caduta di Napoleone, in molti paesi le riforme introdotte avevano oramai travolto gli ordinamenti precedenti e portarono a una revisione profonda dei criteri di competenza in primo e secondo grado, delle procedure, della composizione delle corti. In altri ancora le forze conservatrici furono messe in difficoltà dai problemi che il ripristino integrale delle vecchie regole comportava per la giustizia commerciale, per il riconoscimento di pari dignità a cittadini uguali di fronte alla legge ma che rischiavano trattamenti differenziati in procedure chiamate, invece, a dirimere liti, appianare conflitti.Le giurisdizioni mercantili, meglio esaminate per epoche precedenti, risultano più trascurate per il periodo successivo alle codificazioni. I Tribunali di Commercio caddero «per decrepitezza, non già per l’attacco di una furia riformatrice»,disse Lodovico Mortara alla loro abolizione in Italia nel 1888. Eminenti giuristi avvertirono, tuttavia, l’importanza di tali provvedimenti e furono attenti alle conseguenze sulla costruzione degli ordinamenti nazionali e sovranazionali degli interventi sulla giurisdizione commerciale della seconda metà dell’Ottocento (Lodovico Mortara, Cesare Vivante, Ercole Vidari, Edmond Thaller e Albert Wahl, Levin Goldschmidt). Il presente studio cerca di porre le basi per una più ampia indagine sul problema della giustizia commerciale cercando di mettere a confronto le principali esperienze giuridiche e istituzionali ed i relativi dibattiti, per esaminare punti di contatto e principali differenze. La proposta interpretativa qui avanzata si fonda sull’importanza della comparazione e fa perno su quattro aspetti di fondo che condizionano i dibattiti, le proposte e le riforme a vari livelli e rispetto a vari interessi: le esigenze mercantili, l’organizzazione di mercati regolati in modo da garantire apertura, sicurezza e trasparenza, le principali dottrine e le esigenze politiche dei governi. In primo luogo, la formazione dei modelli nazionali di giurisdizione commerciale è fortemente segnata dalla tendenza comune alla costruzione di spazi nazionali, come ambiti di mercato e di governo e anche di identità giuridicamente fondate sulla base del riconoscimento di consuetudini proprie e di leggi espressione di interessi di una comunità allargata, nazionale appunto, ben definita, tutelata e difesa da ordinamenti propri. Inoltre, un’altra tendenza è quella all’allargamento dei mercati. Gli scambi possono svilupparsi su uno scacchiere molto più ampio se esistono e sono fatte valere regole condivise, riconoscibili e possibilmente comuni.Più marcato, inoltre, nella seconda metà dell’800 il processo di industrializzazione, su scala regionale e nazionale. Promuovere l’industria significa potenza nazionale e riscatto collettivo. Ma l’espansione industriale si serve del nascente capitalismo anonimo che coinvolgeva soggetti fino ad allora interessati ai traffici solo marginalmente, e che, invece, adesso vedevano le proprie posizioni e la loro tutela intrecciarsi con coloro che si dedicavano ai traffici professionalmente. Servivano regole, e grande importanza aveva come quelle regole venivano fatte rispettare e applicare, con quali criteri, da chi e in nome di quale autorità, con quali costi, con quale coerenza rispetto all’ordinamento generale e rispetto a interessi e diritti di terzi, fossero azionisti, consumatori, lavoratori, creditori.Una prima parte del saggio affronta il modello di giurisdizione commerciale francese che nel corso dell’800 è il riferimento per tutti i principali paesi dell’Europa continentale. In seguito si analizzano i problemi che quel modello arrecava a vari ordinamenti restaurati. Successivamente si affrontano le questioni relative alla composizione, competenza e procedura e di come esse si possano inquadrare nelle tensioni suesposte nella triangolazione mercato-nazione-industria. Gli argomenti a favore o contro i progetti di riforma risentono spesso le tensioni della evoluzione economica e politica, come dell’evoluzione non solo dottrinale dei rapporti da riconoscere tra diritto civile e diritto commerciale, fortemente condizionati nel loro divenire dai cambiamenti socio-economici in atto. Nelle conclusioni, infine, si tracciano le principali tendenze di sviluppo nelle legislazioni, tentando di avanzare alcune ipotesi riguardo ai motivi del successo relativo del modello tedesco e circa ulteriori, possibili e auspicabili, approfondimenti.

Mercanti e Giudici. Problemi e modelli di giurisdizione commerciale nell'Ottocento europeo

CIANCIO, Cristina
2010-01-01

Abstract

I problemi relativi alla giurisdizione commerciale occuparono una parte non marginale del dibattito sulle riforme degli ordinamenti giuridici e sulla loro capacità di rispondere alle esigenze di una società che cambiava radicalmente. Il codice di commercio di Napoleone, che a quasi tutta Europa aveva esteso il modello di giurisdizione commerciale francese, impose, in virtù della razionalizzazione che inevitabilmente l’opera di codificazione comportava, un ripensamento delle legislazioni preesistenti che pure riprodusse in larga parte. Dopo la caduta di Napoleone, in molti paesi le riforme introdotte avevano oramai travolto gli ordinamenti precedenti e portarono a una revisione profonda dei criteri di competenza in primo e secondo grado, delle procedure, della composizione delle corti. In altri ancora le forze conservatrici furono messe in difficoltà dai problemi che il ripristino integrale delle vecchie regole comportava per la giustizia commerciale, per il riconoscimento di pari dignità a cittadini uguali di fronte alla legge ma che rischiavano trattamenti differenziati in procedure chiamate, invece, a dirimere liti, appianare conflitti.Le giurisdizioni mercantili, meglio esaminate per epoche precedenti, risultano più trascurate per il periodo successivo alle codificazioni. I Tribunali di Commercio caddero «per decrepitezza, non già per l’attacco di una furia riformatrice»,disse Lodovico Mortara alla loro abolizione in Italia nel 1888. Eminenti giuristi avvertirono, tuttavia, l’importanza di tali provvedimenti e furono attenti alle conseguenze sulla costruzione degli ordinamenti nazionali e sovranazionali degli interventi sulla giurisdizione commerciale della seconda metà dell’Ottocento (Lodovico Mortara, Cesare Vivante, Ercole Vidari, Edmond Thaller e Albert Wahl, Levin Goldschmidt). Il presente studio cerca di porre le basi per una più ampia indagine sul problema della giustizia commerciale cercando di mettere a confronto le principali esperienze giuridiche e istituzionali ed i relativi dibattiti, per esaminare punti di contatto e principali differenze. La proposta interpretativa qui avanzata si fonda sull’importanza della comparazione e fa perno su quattro aspetti di fondo che condizionano i dibattiti, le proposte e le riforme a vari livelli e rispetto a vari interessi: le esigenze mercantili, l’organizzazione di mercati regolati in modo da garantire apertura, sicurezza e trasparenza, le principali dottrine e le esigenze politiche dei governi. In primo luogo, la formazione dei modelli nazionali di giurisdizione commerciale è fortemente segnata dalla tendenza comune alla costruzione di spazi nazionali, come ambiti di mercato e di governo e anche di identità giuridicamente fondate sulla base del riconoscimento di consuetudini proprie e di leggi espressione di interessi di una comunità allargata, nazionale appunto, ben definita, tutelata e difesa da ordinamenti propri. Inoltre, un’altra tendenza è quella all’allargamento dei mercati. Gli scambi possono svilupparsi su uno scacchiere molto più ampio se esistono e sono fatte valere regole condivise, riconoscibili e possibilmente comuni.Più marcato, inoltre, nella seconda metà dell’800 il processo di industrializzazione, su scala regionale e nazionale. Promuovere l’industria significa potenza nazionale e riscatto collettivo. Ma l’espansione industriale si serve del nascente capitalismo anonimo che coinvolgeva soggetti fino ad allora interessati ai traffici solo marginalmente, e che, invece, adesso vedevano le proprie posizioni e la loro tutela intrecciarsi con coloro che si dedicavano ai traffici professionalmente. Servivano regole, e grande importanza aveva come quelle regole venivano fatte rispettare e applicare, con quali criteri, da chi e in nome di quale autorità, con quali costi, con quale coerenza rispetto all’ordinamento generale e rispetto a interessi e diritti di terzi, fossero azionisti, consumatori, lavoratori, creditori.Una prima parte del saggio affronta il modello di giurisdizione commerciale francese che nel corso dell’800 è il riferimento per tutti i principali paesi dell’Europa continentale. In seguito si analizzano i problemi che quel modello arrecava a vari ordinamenti restaurati. Successivamente si affrontano le questioni relative alla composizione, competenza e procedura e di come esse si possano inquadrare nelle tensioni suesposte nella triangolazione mercato-nazione-industria. Gli argomenti a favore o contro i progetti di riforma risentono spesso le tensioni della evoluzione economica e politica, come dell’evoluzione non solo dottrinale dei rapporti da riconoscere tra diritto civile e diritto commerciale, fortemente condizionati nel loro divenire dai cambiamenti socio-economici in atto. Nelle conclusioni, infine, si tracciano le principali tendenze di sviluppo nelle legislazioni, tentando di avanzare alcune ipotesi riguardo ai motivi del successo relativo del modello tedesco e circa ulteriori, possibili e auspicabili, approfondimenti.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12070/834
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