Cuccagne, macchine spettacolari, feste accompagnate da suoni e spari, giocolieri, serragli, acrobati di ogni specie, caratterizzarono la vivacità, spesso frenetica e incontrollata, di una città animata da una profonda vocazione teatrale. Mare, musica e festa sono, da sempre, gli elementi caratterizzanti del mito cittadino di una delle più frequentate capitali europee dell’epoca e, da una vasta ed eterogenea documentazione archivistica, emerge sempre più nitida la consapevolezza che le basi dell’economia napoletana tardo cinquecentesca e seicentesca poggiassero su fondamenta altre, la cui essenza, effimera ed evanescente, è a lungo sfuggita all’interpretazione storico-economica. Su quelle basi nacque anche l’industria dell’intrattenimento, su cui il potere centrale provò sempre ad esercitare il controllo, nel tentativo di veicolare contenuti e comportamenti funzionali alla gestione del consenso. Tuttavia, richiamando artisti e intellettuali da tutta Europa, quella insolita attività produttiva inserì la città di Napoli nei circuiti internazionali di scambio di idee, merci, pratiche culturali, caratterizzandola come città del loisir, meta privilegiata del Grand Tour, e contribuendo al consolidamento di un’economia culturale in cui il teatro, la musica, le manifatture di lusso, l’edilizia monumentale, diventarono mezzi di produzione simbolica di consenso, di grandezza e, ad un certo punto, persino d’identità nazionale. Gradualmente Napoli costruì il suo sistema dello spettacolo dal vivo

L’industria creativa: creazione, regolazione e dinamiche del mercato musicale a Napoli nel Seicento

DEL PRETE ROSSELLA
2019-01-01

Abstract

Cuccagne, macchine spettacolari, feste accompagnate da suoni e spari, giocolieri, serragli, acrobati di ogni specie, caratterizzarono la vivacità, spesso frenetica e incontrollata, di una città animata da una profonda vocazione teatrale. Mare, musica e festa sono, da sempre, gli elementi caratterizzanti del mito cittadino di una delle più frequentate capitali europee dell’epoca e, da una vasta ed eterogenea documentazione archivistica, emerge sempre più nitida la consapevolezza che le basi dell’economia napoletana tardo cinquecentesca e seicentesca poggiassero su fondamenta altre, la cui essenza, effimera ed evanescente, è a lungo sfuggita all’interpretazione storico-economica. Su quelle basi nacque anche l’industria dell’intrattenimento, su cui il potere centrale provò sempre ad esercitare il controllo, nel tentativo di veicolare contenuti e comportamenti funzionali alla gestione del consenso. Tuttavia, richiamando artisti e intellettuali da tutta Europa, quella insolita attività produttiva inserì la città di Napoli nei circuiti internazionali di scambio di idee, merci, pratiche culturali, caratterizzandola come città del loisir, meta privilegiata del Grand Tour, e contribuendo al consolidamento di un’economia culturale in cui il teatro, la musica, le manifatture di lusso, l’edilizia monumentale, diventarono mezzi di produzione simbolica di consenso, di grandezza e, ad un certo punto, persino d’identità nazionale. Gradualmente Napoli costruì il suo sistema dello spettacolo dal vivo
2019
978-88-89491-18-8
musica, economia, creatività, formazione, produzione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12070/8015
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