L’interesse per lo studio delle differenze di genere nella mortalità dei giovani adulti deriva dal fatto che, in virtù della scarsissima incidenza del fenomeno, poca attenzione è stata dedicata a questa fascia d’età, se non per il fatto che è quella dove si osserva il divario maggiore dovuto ad un eccesso di decessi tra i maschi per cause accidentali. È ben noto che buona parte di questa supermortalità evitabile avviene a causa di incidenti da traffico. In Italia la mortalità complessiva per incidenti è diminuita del 50% circa negli ultimi trent’anni, ma se si analizzano i dati per classe d’età si può notare che la riduzione minore riguarda i 15-29enni, che costituiscono circa un terzo dei 300.000 individui morti dal 1970 ad oggi per questa causa. Dopo una descrizione dell’evoluzione della supermortalità maschile tra i giovani adulti nel corso degli ultimi trenta anni in Italia per le cause più frequenti a questa età nel lavoro viene delineata la geografia della mortalità per incidenti stradali e della relativa supermortalità maschile attraverso uno studio sull’uso del tempo, nel tentativo di individuare eventuali associazioni con le differenze di comportamento di uomini e donne. Emerge che la maggiore o minore propensione alla vita notturna dei giovani li espone o li sottrae al rischio di essere coinvolti in incidenti stradali: ciò spiegherebbe sia i livelli di mortalità più elevati nelle regioni settentrionali, dove c’è più “vita notturna”, sia la supermortalità maschile più pronunciata nelle regioni centro-meridionali dove il “popolo della notte” è più mascolinizzato, come pure l’uso delle “due ruote”.
Vite a rischio: giovani uomini e giovani donne a confronto
MANCINI P
2007-01-01
Abstract
L’interesse per lo studio delle differenze di genere nella mortalità dei giovani adulti deriva dal fatto che, in virtù della scarsissima incidenza del fenomeno, poca attenzione è stata dedicata a questa fascia d’età, se non per il fatto che è quella dove si osserva il divario maggiore dovuto ad un eccesso di decessi tra i maschi per cause accidentali. È ben noto che buona parte di questa supermortalità evitabile avviene a causa di incidenti da traffico. In Italia la mortalità complessiva per incidenti è diminuita del 50% circa negli ultimi trent’anni, ma se si analizzano i dati per classe d’età si può notare che la riduzione minore riguarda i 15-29enni, che costituiscono circa un terzo dei 300.000 individui morti dal 1970 ad oggi per questa causa. Dopo una descrizione dell’evoluzione della supermortalità maschile tra i giovani adulti nel corso degli ultimi trenta anni in Italia per le cause più frequenti a questa età nel lavoro viene delineata la geografia della mortalità per incidenti stradali e della relativa supermortalità maschile attraverso uno studio sull’uso del tempo, nel tentativo di individuare eventuali associazioni con le differenze di comportamento di uomini e donne. Emerge che la maggiore o minore propensione alla vita notturna dei giovani li espone o li sottrae al rischio di essere coinvolti in incidenti stradali: ciò spiegherebbe sia i livelli di mortalità più elevati nelle regioni settentrionali, dove c’è più “vita notturna”, sia la supermortalità maschile più pronunciata nelle regioni centro-meridionali dove il “popolo della notte” è più mascolinizzato, come pure l’uso delle “due ruote”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.