All’interno del processo di centralizzazione degli acquisti di beni e servizi, che ha contraddistinto il settore sanitario a partire dall’inizio degli anni 2000, il presente contributo intende analizzare le principali criticità relative ad una particolare categoria di beni, rappresentata dai farmaci e vaccini. In linea generale, per l’acquisto di farmaci e vaccini si è delineato un modello composito: acquisti a livello nazionale, gestiti da Consip S.p.A.; acquisti a livello regionale, attraverso procedure ad evidenza pubblica, indette dalle Centrali di Committenza regionali; acquisti diretti da parte delle aziende sanitarie, per importi inferiori alla soglia comunitaria. Il presente contributo, sulla base di un’analisi empirica sulle procedure di acquisto di farmaci e vaccini, ha verificato come, per alcune categorie particolari di farmaci (farmaci per malattie rare ed ultra-rare; farmaci legati a piani di prevenzione di interesse nazionale – vaccini ed antivirali; Prodotti Medicinali di Terapia Avanzata (ATMP) e farmaci con livello di complessità elevato; farmaci complessi quali antibiotici ed anestetici oppiacei) l’eterogeneità nelle modalità di procurement e di gestione non sempre produce risultati uniformi e validi sul territorio nazionale, generando non solo disparità dei prezzi medi di acquisto tra le regioni, ma anche difficoltà nella disponibilità dei prodotti in alcuni territori (gare deserte, concentrazione dei fornitori, difficoltà di consegna). Pertanto, anche sulla base dell’esperienza che si è affermata durante la pandemia da Covid- 19, che ha visto coinvolti direttamente gli organismi centrali della Sanità - per alcune aree dell’assistenza farmaceutica - si ritiene più efficace un modello di procurement centralizzato a livello nazionale (ad esempio, guidato dal Ministero della Salute); altrettanto valida può essere la previsione di procedure di acquisizione omogenee, che favoriscano una rapida disponibilità e semplificazione di passaggi burocratici. Può essere, infine, anche ipotizzabile un modello di centralizzazione, attraverso cluster regionali: ad esempio, alcune Centrali di acquisto, soprattutto le più evolute, possono fungere da capofila e occuparsi delle diverse fasi di acquisto (analisi dati epidemiologici, esigenze del territorio, raccolta del fabbisogno, aggregazione, procedura di gara «multiregionali»).
Le politiche di centralizzazione di beni e servizi in sanità: dall’esperienza Covid-19 alla prevenzione, quali scenari per l’acquisto di alcune categorie di farmaci?
Fabio Amatucci;
2025-01-01
Abstract
All’interno del processo di centralizzazione degli acquisti di beni e servizi, che ha contraddistinto il settore sanitario a partire dall’inizio degli anni 2000, il presente contributo intende analizzare le principali criticità relative ad una particolare categoria di beni, rappresentata dai farmaci e vaccini. In linea generale, per l’acquisto di farmaci e vaccini si è delineato un modello composito: acquisti a livello nazionale, gestiti da Consip S.p.A.; acquisti a livello regionale, attraverso procedure ad evidenza pubblica, indette dalle Centrali di Committenza regionali; acquisti diretti da parte delle aziende sanitarie, per importi inferiori alla soglia comunitaria. Il presente contributo, sulla base di un’analisi empirica sulle procedure di acquisto di farmaci e vaccini, ha verificato come, per alcune categorie particolari di farmaci (farmaci per malattie rare ed ultra-rare; farmaci legati a piani di prevenzione di interesse nazionale – vaccini ed antivirali; Prodotti Medicinali di Terapia Avanzata (ATMP) e farmaci con livello di complessità elevato; farmaci complessi quali antibiotici ed anestetici oppiacei) l’eterogeneità nelle modalità di procurement e di gestione non sempre produce risultati uniformi e validi sul territorio nazionale, generando non solo disparità dei prezzi medi di acquisto tra le regioni, ma anche difficoltà nella disponibilità dei prodotti in alcuni territori (gare deserte, concentrazione dei fornitori, difficoltà di consegna). Pertanto, anche sulla base dell’esperienza che si è affermata durante la pandemia da Covid- 19, che ha visto coinvolti direttamente gli organismi centrali della Sanità - per alcune aree dell’assistenza farmaceutica - si ritiene più efficace un modello di procurement centralizzato a livello nazionale (ad esempio, guidato dal Ministero della Salute); altrettanto valida può essere la previsione di procedure di acquisizione omogenee, che favoriscano una rapida disponibilità e semplificazione di passaggi burocratici. Può essere, infine, anche ipotizzabile un modello di centralizzazione, attraverso cluster regionali: ad esempio, alcune Centrali di acquisto, soprattutto le più evolute, possono fungere da capofila e occuparsi delle diverse fasi di acquisto (analisi dati epidemiologici, esigenze del territorio, raccolta del fabbisogno, aggregazione, procedura di gara «multiregionali»).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.