La riforma costituzionale approvata dal Parlamento nell’aprile 2016 modifica in maniera molto rilevante il nostro sistema parlamentare, ma lascia aperte numerose questioni, che, in caso di approvazione referendaria del d.d.l. di revisione costituzionale, dovrebbero trovare risposta all’interno dei regolamenti parlamentari. Nella prima parte dell’articolo vengono sinteticamente ricostruiti i lineamenti essenziali della relazione tra Costituzione e regolamenti delle Camere, quale si è andata definendo nella cornice del vigente testo costituzionale, con il rilevante concorso della giurisprudenza della Corte costituzionale. Successivamente, l’attenzione è concentrata sui profili concernenti la conferma, alla Camera e al Senato, del quorum della maggioranza assoluta ai fini dell’adozione dei regolamenti parlamentari, scelta discutibile soprattutto in rapporto al regolamento della Camera, in ragione del complessivo rafforzamento del Governo e della maggioranza parlamentare, che avrebbero richiesto un bilanciamento, tra l’altro, sul fronte della maggioranza prevista per l’adozione del regolamento. Dopo le rilevanti questioni attinenti all’interpretazione e all’applicazione delle norme transitorie che regolano modi e tempi dell’adeguamento delle norme regolamentari alle esigenze del testo costituzionale riformato, vengono criticamente affrontati alcuni importanti nodi che i regolamenti parlamentari sarebbero chiamati a sciogliere, in relazione tanto all’organizzazione quanto al funzionamento delle “nuove” Camere. Ci si sofferma, in primo luogo, sui profili attinenti all’attuazione delle prescrizioni costituzionali relative ai diritti delle minoranze parlamentari e allo statuto delle opposizioni: per quanto riguarda la Camera viene in rilievo la discutibile scelta di demandare integralmente ai regolamenti parlamentari la definizione concreta dello statuto delle opposizioni; per quanto riguarda il Senato, viene in rilievo la necessità di declinare il concetto di “minoranza” in rapporto ad un’assemblea che vedrebbe fortemente mutata la propria natura. Sono presi poi in considerazione altri importanti aspetti concernenti l’organizzazione interna delle Camere e, soprattutto, del “nuovo” Senato e, in particolare, la questione del destino dei gruppi parlamentari e delle commissioni parlamentari, che necessiterebbero di un rilevante ripensamento in vista dell’attuazione del testo costituzionale riformato. Con riguardo ai profili funzionali delle Camere, è presa in considerazione la previsione di cui all’art. 70, comma 6, della Costituzione riformata, relativo alle questioni di competenza che potrebbero insorgere nell’ambito del procedimento legislativo (e, secondo alcuni, anche in altri procedimenti parlamentari), questioni che sarebbero chiamati a risolvere i Presidenti delle Camere, mediante intesa, attraverso percorsi procedurali che dovrebbero essere disegnati dai regolamenti parlamentari. L’articolo si conclude con alcune riflessioni generali sul ruolo dei regolamenti parlamentari, come strumento di attuazione della Costituzione (riformata) e come strumento di legittimazione del sistema politico-parlamentare, attraverso la procedimentalizzazione di conflitti. Emerge, stimolata dalla considerazione dei possibili effetti della riforma costituzionale, la necessità di riflettere su un possibile (e forse opportuno) superamento della giurisprudenza costituzionale sui regolamenti parlamentari e sull’esigenza, più in generale, di rafforzare tanto il versante delle garanzie “esterne” (di tipo giurisdizionale) del conflitto politico-parlamentare, quanto il versante delle garanzie “interne” (alle Camere), incardinate sul ruolo svolto dai Presidenti di Assemblea.

La riforma costituzionale Renzi-Boschi e il ruolo dei regolamenti parlamentari. Notazioni su alcuni profili rilevanti

Casamassima Vincenzo
2016-01-01

Abstract

La riforma costituzionale approvata dal Parlamento nell’aprile 2016 modifica in maniera molto rilevante il nostro sistema parlamentare, ma lascia aperte numerose questioni, che, in caso di approvazione referendaria del d.d.l. di revisione costituzionale, dovrebbero trovare risposta all’interno dei regolamenti parlamentari. Nella prima parte dell’articolo vengono sinteticamente ricostruiti i lineamenti essenziali della relazione tra Costituzione e regolamenti delle Camere, quale si è andata definendo nella cornice del vigente testo costituzionale, con il rilevante concorso della giurisprudenza della Corte costituzionale. Successivamente, l’attenzione è concentrata sui profili concernenti la conferma, alla Camera e al Senato, del quorum della maggioranza assoluta ai fini dell’adozione dei regolamenti parlamentari, scelta discutibile soprattutto in rapporto al regolamento della Camera, in ragione del complessivo rafforzamento del Governo e della maggioranza parlamentare, che avrebbero richiesto un bilanciamento, tra l’altro, sul fronte della maggioranza prevista per l’adozione del regolamento. Dopo le rilevanti questioni attinenti all’interpretazione e all’applicazione delle norme transitorie che regolano modi e tempi dell’adeguamento delle norme regolamentari alle esigenze del testo costituzionale riformato, vengono criticamente affrontati alcuni importanti nodi che i regolamenti parlamentari sarebbero chiamati a sciogliere, in relazione tanto all’organizzazione quanto al funzionamento delle “nuove” Camere. Ci si sofferma, in primo luogo, sui profili attinenti all’attuazione delle prescrizioni costituzionali relative ai diritti delle minoranze parlamentari e allo statuto delle opposizioni: per quanto riguarda la Camera viene in rilievo la discutibile scelta di demandare integralmente ai regolamenti parlamentari la definizione concreta dello statuto delle opposizioni; per quanto riguarda il Senato, viene in rilievo la necessità di declinare il concetto di “minoranza” in rapporto ad un’assemblea che vedrebbe fortemente mutata la propria natura. Sono presi poi in considerazione altri importanti aspetti concernenti l’organizzazione interna delle Camere e, soprattutto, del “nuovo” Senato e, in particolare, la questione del destino dei gruppi parlamentari e delle commissioni parlamentari, che necessiterebbero di un rilevante ripensamento in vista dell’attuazione del testo costituzionale riformato. Con riguardo ai profili funzionali delle Camere, è presa in considerazione la previsione di cui all’art. 70, comma 6, della Costituzione riformata, relativo alle questioni di competenza che potrebbero insorgere nell’ambito del procedimento legislativo (e, secondo alcuni, anche in altri procedimenti parlamentari), questioni che sarebbero chiamati a risolvere i Presidenti delle Camere, mediante intesa, attraverso percorsi procedurali che dovrebbero essere disegnati dai regolamenti parlamentari. L’articolo si conclude con alcune riflessioni generali sul ruolo dei regolamenti parlamentari, come strumento di attuazione della Costituzione (riformata) e come strumento di legittimazione del sistema politico-parlamentare, attraverso la procedimentalizzazione di conflitti. Emerge, stimolata dalla considerazione dei possibili effetti della riforma costituzionale, la necessità di riflettere su un possibile (e forse opportuno) superamento della giurisprudenza costituzionale sui regolamenti parlamentari e sull’esigenza, più in generale, di rafforzare tanto il versante delle garanzie “esterne” (di tipo giurisdizionale) del conflitto politico-parlamentare, quanto il versante delle garanzie “interne” (alle Camere), incardinate sul ruolo svolto dai Presidenti di Assemblea.
2016
regolamenti parlamentari, riforma costituzionale, garanzie, organizzazione, minoranze
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12070/43292
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