Riassunto Tra i numerosi avvenimenti di carattere geomorfologico che hanno contrassegnato nel corso degli ultimi decenni la storia della nostra Penisola, l'erosione più o meno accelerata dei litorali e, più recentemente, i fenomeni bradisismici dell'area flegrea, hanno riproposto all'attenzione dei ricercatori il problema dell'evoluzione delle coste e della relativa connessione con le variazioni del livello marino. In effetti, già in passato l'argomento era stato oggetto di specifiche indagini come testimonia una copiosa letteratura, della quale può essere sufficiente ricordare la ben nota collana di studi sulle variazioni delle spiagge italiane iniziata a pubblicare dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. Verso la fine del secolo scorso si è assistito ad una ripresa sistematica di questo genere di ricerche, sempre ad opera del Consiglio Nazionale delle Ricerche, prima nell'ambito del programma speciale Conservazione del Suolo e quindi del progetto finalizzato Conservazione del Suolo (sottoprogetto Dinamica dei Litorali) che ha portato, tra l'altro, alla pubblicazione dei primi cinquanta fogli dell'Atlante delle Coste italiane alla scala di 1/100.000 dove, oltre alla tendenza evolutiva dei litorali (in termini di accrescimento o di erosione), ne viene presentato il loro stato di antropizzazione unitamente ad altri parametri. In questa sede verranno illustrati i primi risultati di una serie di osservazioni effettuate lungo il litorale campano durante gli ultimi anni e relativamente alle variazioni della linea costiera in epoca quaternaria. Nell'ambito della Penisola italiana la conclusione della glaciazione wurmiana, coincidente anche con la fine del periodo paleolitico, lasciò posto all'inizio della ingressione versiliana, le cui fasi appaiono ben evidenziate in numerose località della costa tirrenica e particolarmente anche lungo i litorali campani. Le metodologie di indagine, oltre alle opportune valutazioni del quadro generale geofisico e geotettonica in cui si sono svolte le vicende evolutive considerate, si sono basate essenzialmente sull'analisi stratigrafica delle successioni e delle alternanze piroclastiche e sedimentarie, nonché sulla correlazione tra assetto geomorfologico e andamento dei fenomeni vulcano-tettonici che hanno caratterizzato gran parte del litorale campano durante tutto il Quaternario. Ad essi vanno aggiunti anche gli apporti derivati dal riferimento con le emergenze archeologiche residue, a dimostrazione del sempre più stretto rapporto che lega l'archeologia alle Scienze della Terra. Infine, per una più precisa puntualizzazione cronologica dei singoli avvenimenti sono stati utilizzati i risultati forniti da misure di datazione assoluta effettuate su campioni fossili animali e vegetali, come l'analisi del rapporto K/Ar, C14/C12 e inoltre l'uso della reazione di racemizzazione degli aminoacidi presenti nelle proteine e quindi nei resti ossei, nei denti e nei gusci degli organismi viventi successivamente fossilizzati. Con il tempo questi amminoacidi, costituiti da enantiomeri di forma L si trasformano parzialmente in altri di forma D. L'analisi del rapporto D/L di ciascun amminoacido contenuto in un materiale fossile consente di determinarne il tempo di racemizzazione che può essere valutabile, a seconda dei casi, da poche migliaia a diverse centinaia di migliaia di anni. Le aree studiate con maggior dettaglio sono localizzate lungo il litorale flegreo (Golfo di Pozzuoli) dove affiorano le sequenze del terrazzo della Starza tra il cono vulcanico del Monte Nuovo e il Monte Olibano, nel tratto costiero fra Torre Annunziata e Castellammare di Stabia (Golfo di Napoli) dove si affaccia la piana del Sarno, e in corrispondenza del litorale di Paestum (Golfo di Salerno) dove una serie di cordoni dunari borda verso mare la piana del Sele.
Le variazioni della linea di costa lungo il litorale campano durante il Quaternario
RUSSO F.
1989-01-01
Abstract
Riassunto Tra i numerosi avvenimenti di carattere geomorfologico che hanno contrassegnato nel corso degli ultimi decenni la storia della nostra Penisola, l'erosione più o meno accelerata dei litorali e, più recentemente, i fenomeni bradisismici dell'area flegrea, hanno riproposto all'attenzione dei ricercatori il problema dell'evoluzione delle coste e della relativa connessione con le variazioni del livello marino. In effetti, già in passato l'argomento era stato oggetto di specifiche indagini come testimonia una copiosa letteratura, della quale può essere sufficiente ricordare la ben nota collana di studi sulle variazioni delle spiagge italiane iniziata a pubblicare dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. Verso la fine del secolo scorso si è assistito ad una ripresa sistematica di questo genere di ricerche, sempre ad opera del Consiglio Nazionale delle Ricerche, prima nell'ambito del programma speciale Conservazione del Suolo e quindi del progetto finalizzato Conservazione del Suolo (sottoprogetto Dinamica dei Litorali) che ha portato, tra l'altro, alla pubblicazione dei primi cinquanta fogli dell'Atlante delle Coste italiane alla scala di 1/100.000 dove, oltre alla tendenza evolutiva dei litorali (in termini di accrescimento o di erosione), ne viene presentato il loro stato di antropizzazione unitamente ad altri parametri. In questa sede verranno illustrati i primi risultati di una serie di osservazioni effettuate lungo il litorale campano durante gli ultimi anni e relativamente alle variazioni della linea costiera in epoca quaternaria. Nell'ambito della Penisola italiana la conclusione della glaciazione wurmiana, coincidente anche con la fine del periodo paleolitico, lasciò posto all'inizio della ingressione versiliana, le cui fasi appaiono ben evidenziate in numerose località della costa tirrenica e particolarmente anche lungo i litorali campani. Le metodologie di indagine, oltre alle opportune valutazioni del quadro generale geofisico e geotettonica in cui si sono svolte le vicende evolutive considerate, si sono basate essenzialmente sull'analisi stratigrafica delle successioni e delle alternanze piroclastiche e sedimentarie, nonché sulla correlazione tra assetto geomorfologico e andamento dei fenomeni vulcano-tettonici che hanno caratterizzato gran parte del litorale campano durante tutto il Quaternario. Ad essi vanno aggiunti anche gli apporti derivati dal riferimento con le emergenze archeologiche residue, a dimostrazione del sempre più stretto rapporto che lega l'archeologia alle Scienze della Terra. Infine, per una più precisa puntualizzazione cronologica dei singoli avvenimenti sono stati utilizzati i risultati forniti da misure di datazione assoluta effettuate su campioni fossili animali e vegetali, come l'analisi del rapporto K/Ar, C14/C12 e inoltre l'uso della reazione di racemizzazione degli aminoacidi presenti nelle proteine e quindi nei resti ossei, nei denti e nei gusci degli organismi viventi successivamente fossilizzati. Con il tempo questi amminoacidi, costituiti da enantiomeri di forma L si trasformano parzialmente in altri di forma D. L'analisi del rapporto D/L di ciascun amminoacido contenuto in un materiale fossile consente di determinarne il tempo di racemizzazione che può essere valutabile, a seconda dei casi, da poche migliaia a diverse centinaia di migliaia di anni. Le aree studiate con maggior dettaglio sono localizzate lungo il litorale flegreo (Golfo di Pozzuoli) dove affiorano le sequenze del terrazzo della Starza tra il cono vulcanico del Monte Nuovo e il Monte Olibano, nel tratto costiero fra Torre Annunziata e Castellammare di Stabia (Golfo di Napoli) dove si affaccia la piana del Sarno, e in corrispondenza del litorale di Paestum (Golfo di Salerno) dove una serie di cordoni dunari borda verso mare la piana del Sele.File | Dimensione | Formato | |
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