Il modesto profilo di crescita e la contenuta espansione sui mercati esteri registrati dall’Italia nei primi anni del XXI secolo ha richiamato l’attenzione, tanto del mondo politico-economico quanto di quello scientifico in generale, sull’improrogabile necessità di interrogarsi sullo stato dell’economia italiana, in un’ottica non più di confronto tra i vari attori istituzionali ed economici, bensì di intervento. In un contesto di forte propensione all’innovazione, di radicali cambiamenti nel quadro delle convenienze localizzative sotto la spinta dei nuovi “players” e di rapida riconfigurazione delle filiere produttive, l’industria italiana si trova a dover ridefinire il proprio ruolo nella divisione internazionale della produzione, ricercando nuovi equilibri competitivi che le consentano di rispondere efficacemente alle pressioni esercitate sia dai “vecchi” Paesi industrializzati, che dalle “nuove” Economie emergenti. È necessario, dunque, capire se la logica che fino a qualche anno fa è stata vincente per il nostro Paese - quella di un’industrializzazione basata sulle PMI e sui sistemi distrettuali - possa essere efficace nel nuovo scenario globale. É da questo interrogativo, sicuramente di non facile risoluzione, che è nato lo stimolo ad approfondire la conoscenza degli effetti indotti dalla “Politica della porta aperta” cinese nel panorama economico internazionale ed italiano, e l’interesse a sviluppare una riflessione su quanto è avvenuto - ed è tuttora in corso di sperimentazione - in Italia sotto “l’etichetta-ombrello” di ripresa economica, ovvero su quali siano le possibilità di azione concorrenziale delle nostre industrie e le eventuali nuove leve strategiche su cui puntare per il rilancio dell’economia italiana e, nello specifico, campana.
I grandi numeri della Cina nell'economia mondiale: Quale strada percorrere per il rilancio dell'economia italiana e campana
GRECO I
2007-01-01
Abstract
Il modesto profilo di crescita e la contenuta espansione sui mercati esteri registrati dall’Italia nei primi anni del XXI secolo ha richiamato l’attenzione, tanto del mondo politico-economico quanto di quello scientifico in generale, sull’improrogabile necessità di interrogarsi sullo stato dell’economia italiana, in un’ottica non più di confronto tra i vari attori istituzionali ed economici, bensì di intervento. In un contesto di forte propensione all’innovazione, di radicali cambiamenti nel quadro delle convenienze localizzative sotto la spinta dei nuovi “players” e di rapida riconfigurazione delle filiere produttive, l’industria italiana si trova a dover ridefinire il proprio ruolo nella divisione internazionale della produzione, ricercando nuovi equilibri competitivi che le consentano di rispondere efficacemente alle pressioni esercitate sia dai “vecchi” Paesi industrializzati, che dalle “nuove” Economie emergenti. È necessario, dunque, capire se la logica che fino a qualche anno fa è stata vincente per il nostro Paese - quella di un’industrializzazione basata sulle PMI e sui sistemi distrettuali - possa essere efficace nel nuovo scenario globale. É da questo interrogativo, sicuramente di non facile risoluzione, che è nato lo stimolo ad approfondire la conoscenza degli effetti indotti dalla “Politica della porta aperta” cinese nel panorama economico internazionale ed italiano, e l’interesse a sviluppare una riflessione su quanto è avvenuto - ed è tuttora in corso di sperimentazione - in Italia sotto “l’etichetta-ombrello” di ripresa economica, ovvero su quali siano le possibilità di azione concorrenziale delle nostre industrie e le eventuali nuove leve strategiche su cui puntare per il rilancio dell’economia italiana e, nello specifico, campana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.