Riassunto Il Bacino intermontano di Benevento (Appennino campano, Italia meridionale) costituisce una depressione tettonica quaternaria colmata, almeno a partire dal Pleistocene medio, da depositi clastici di origine alluvionale e fluvio- lacustre giacenti in discordanza angolare su successioni sedimentarie pre-quaternarie più o meno intensamente deformate. Gli studi più significativi sui caratteri geologici del territorio beneventano sono stati realizzati, in occasione del rilevamento per la cartografia geologica nazionale, nella seconda metà del ‘900 (Jacobacci et al., 1959; Servizio Geologico d’Italia, 1970; Bergomi et al., 1975), seguiti, soltanto recentemente, da un lavoro organico legato ad una fase di aggiornamento della cartografia esistente (APAT, 2007; Chiocchini, 2007), nonché da sporadici approfondimenti stratigrafico-sedimentologici sia sulle formazioni del substrato pre-Quaternario (De Castro Coppa et al., 1969; Di Nocera et al., 1981; Ciarcia et al., 2006, Ciarcia & Vitale, 2013) e sia su quelle pleistoceniche/oloceniche in relazione agli insediamenti antropici (Pescatore et al., 1996; D’Argenio et al., 2002). Dal complesso di questi lavori non emerge un quadro delle vicissitudini geomorfologiche quaternarie che hanno interessato il territorio beneventano, tuttavia osservazioni a tal fine condotte dagli estensori di questa nota sulla base dei dati riportati nella letteratura citata evidenziano che vi sono sufficienti elementi geologici e geomorfologici per ricondurre l’evoluzione quaternaria del bacino beneventano nell’ambito di uno schema morfostrutturale e morfoevolutivo già ampiamente collaudato per altri bacini intermontani quaternari dell’Appennino meridionale (Santangelo, 1991; Russo & Schiattarella, 1992; Russo & Terribile, 1995, Corrado et al., 1997; Guerrieri, 2003; Boenzi et al., 2004; Di Bucci et al., 2005; Magliulo et al., 2007; Amato et al., 2012). Con questa nota, quindi, si propone una ricostruzione preliminare delle principali fasi morfoevolutive del bacino quaternario di Benevento ottenuta integrando dati geologici e geomorfologici sia desunti dalla letteratura citata che acquisiti ex-novo mediante metodologie "classiche” di rilevamento (fotointerpretazione, analisi cartografica e implementazione dei dati in ambiente GIS, rilievi sul campo) ancora non ultimate. In particolare, si è proceduto con l’analisi degli studi precedenti riguardanti l’area investigata e con il riscontro sul campo di quanto già documentato sia dal punto di vista geologico che da quello geomorfologico. Sono stati, inoltre, acquisiti i materiali cartografici ed aerofotografici che, opportunamente digitalizzati e georeferenziati nel sistema di riferimento Gauss-Boaga, sono stati utilizzati per l’analisi cartografica e per la fotointerpretazione. Il complesso dei dati è stato elaborato in ambiente GIS utilizzando opportuni softwares. L’analisi morfotopografica è stata compiuta sulle carte topografiche in scala 1:25.000 dell’IGMI n. 173-I-SE, 173-I-SO, 173-IINE, 173-II-NO, 173-II-SO e 173-II-SE. Il materiale aerofotografico, invece, è consistito in stereocoppie in bianco e nero alla scala 1:33.000 dell’IGMI e in ortofoto a colori alla scala nominale 1:10.000 del 1998 e del 2004, fornite dalla Regione Campania. Infine, per la creazione del DEM dell’area di studio, avente grid cell size di 10 m, è stato utilizzato uno shapefile di curve di livello con equidistanza 10 m, già digitalizzate a partire da una base topografica in scala 1:10.000. Dal DEM è stata, inoltre, elaborata una carta delle pendenze che ha consentito una più agevole individuazione e delimitazione delle superfici relitte a debole pendenza (<5°). Correlazioni altimetriche tra le diverse superfici relitte sono state effettuate grazie alla suddivisione dell’area di studio in fasce altimetriche di 5 metri. L’individuazione e la distribuzione delle discontinuità tettoniche è stata effettuata preliminarmente inserendo in ambiente GIS dati desunti dalla letteratura e dati originali anche riscontrati sul campo (tratti susseguenti di corsi d’acqua, scarpate, incongruità altimetriche tra superfici correlabili per età e genesi, contatti “anomali” tra terreni diversi, ecc.). I rilievi sul campo sono serviti essenzialmente a caratterizzare le facies sedimentarie dei depositi quaternari e i sistemi deposizionali che rappresentano al fine di ottenere informazioni di significato morfoevolutivo sulla successione di colmamento del bacino in rapporto alle caratteristiche del substrato pre-Quaternario.
Osservazioni geologiche e geomorfologiche preliminari sul bacino pleistocenico intermontano di Benevento (Appennino campano)
CIARCIA S.;MAGLIULO P.;RUSSO F;VALENTE A.
2014-01-01
Abstract
Riassunto Il Bacino intermontano di Benevento (Appennino campano, Italia meridionale) costituisce una depressione tettonica quaternaria colmata, almeno a partire dal Pleistocene medio, da depositi clastici di origine alluvionale e fluvio- lacustre giacenti in discordanza angolare su successioni sedimentarie pre-quaternarie più o meno intensamente deformate. Gli studi più significativi sui caratteri geologici del territorio beneventano sono stati realizzati, in occasione del rilevamento per la cartografia geologica nazionale, nella seconda metà del ‘900 (Jacobacci et al., 1959; Servizio Geologico d’Italia, 1970; Bergomi et al., 1975), seguiti, soltanto recentemente, da un lavoro organico legato ad una fase di aggiornamento della cartografia esistente (APAT, 2007; Chiocchini, 2007), nonché da sporadici approfondimenti stratigrafico-sedimentologici sia sulle formazioni del substrato pre-Quaternario (De Castro Coppa et al., 1969; Di Nocera et al., 1981; Ciarcia et al., 2006, Ciarcia & Vitale, 2013) e sia su quelle pleistoceniche/oloceniche in relazione agli insediamenti antropici (Pescatore et al., 1996; D’Argenio et al., 2002). Dal complesso di questi lavori non emerge un quadro delle vicissitudini geomorfologiche quaternarie che hanno interessato il territorio beneventano, tuttavia osservazioni a tal fine condotte dagli estensori di questa nota sulla base dei dati riportati nella letteratura citata evidenziano che vi sono sufficienti elementi geologici e geomorfologici per ricondurre l’evoluzione quaternaria del bacino beneventano nell’ambito di uno schema morfostrutturale e morfoevolutivo già ampiamente collaudato per altri bacini intermontani quaternari dell’Appennino meridionale (Santangelo, 1991; Russo & Schiattarella, 1992; Russo & Terribile, 1995, Corrado et al., 1997; Guerrieri, 2003; Boenzi et al., 2004; Di Bucci et al., 2005; Magliulo et al., 2007; Amato et al., 2012). Con questa nota, quindi, si propone una ricostruzione preliminare delle principali fasi morfoevolutive del bacino quaternario di Benevento ottenuta integrando dati geologici e geomorfologici sia desunti dalla letteratura citata che acquisiti ex-novo mediante metodologie "classiche” di rilevamento (fotointerpretazione, analisi cartografica e implementazione dei dati in ambiente GIS, rilievi sul campo) ancora non ultimate. In particolare, si è proceduto con l’analisi degli studi precedenti riguardanti l’area investigata e con il riscontro sul campo di quanto già documentato sia dal punto di vista geologico che da quello geomorfologico. Sono stati, inoltre, acquisiti i materiali cartografici ed aerofotografici che, opportunamente digitalizzati e georeferenziati nel sistema di riferimento Gauss-Boaga, sono stati utilizzati per l’analisi cartografica e per la fotointerpretazione. Il complesso dei dati è stato elaborato in ambiente GIS utilizzando opportuni softwares. L’analisi morfotopografica è stata compiuta sulle carte topografiche in scala 1:25.000 dell’IGMI n. 173-I-SE, 173-I-SO, 173-IINE, 173-II-NO, 173-II-SO e 173-II-SE. Il materiale aerofotografico, invece, è consistito in stereocoppie in bianco e nero alla scala 1:33.000 dell’IGMI e in ortofoto a colori alla scala nominale 1:10.000 del 1998 e del 2004, fornite dalla Regione Campania. Infine, per la creazione del DEM dell’area di studio, avente grid cell size di 10 m, è stato utilizzato uno shapefile di curve di livello con equidistanza 10 m, già digitalizzate a partire da una base topografica in scala 1:10.000. Dal DEM è stata, inoltre, elaborata una carta delle pendenze che ha consentito una più agevole individuazione e delimitazione delle superfici relitte a debole pendenza (<5°). Correlazioni altimetriche tra le diverse superfici relitte sono state effettuate grazie alla suddivisione dell’area di studio in fasce altimetriche di 5 metri. L’individuazione e la distribuzione delle discontinuità tettoniche è stata effettuata preliminarmente inserendo in ambiente GIS dati desunti dalla letteratura e dati originali anche riscontrati sul campo (tratti susseguenti di corsi d’acqua, scarpate, incongruità altimetriche tra superfici correlabili per età e genesi, contatti “anomali” tra terreni diversi, ecc.). I rilievi sul campo sono serviti essenzialmente a caratterizzare le facies sedimentarie dei depositi quaternari e i sistemi deposizionali che rappresentano al fine di ottenere informazioni di significato morfoevolutivo sulla successione di colmamento del bacino in rapporto alle caratteristiche del substrato pre-Quaternario.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Ciarcia et al. - Bacino di Benevento - AIGeo Isernia 2014.pdf
non disponibili
Licenza:
Non specificato
Dimensione
1.59 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.59 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.