Riassunto Le aree appenniniche interne, nel Sistema mediterraneo, rappresentano un contesto territoriale particolarmente esposto all’azione dei processi erosionali in virtù di una sfavorevole combinazione di aspetti climatici, geologici, pedologici e morfo-topografici, nonché di un improprio uso del territorio ad opera dell’uomo. In tale contesto, l’erosione del suolo ha conseguenze spesso catastrofiche sulle locali e non floride economie, determinando un decremento o, nei casi più gravi, un azzeramento della produttività agricola. L’analisi geomorfologica del rilievo si rivela uno strumento di fondamentale importanza per lo studio qualitativo e quantitativo dei processi erosivi. Di tali processi, che interessano la maggior parte dei versanti modellati in sedimenti clastici che caratterizzano il nostro Appennino interno, sono state individuate nell’erosione idrica e nell’erosione in massa le fenomenologie erosive più diffuse e direttamente coinvolgenti la copertura pedologica e detritica superficiale dei versanti. Dell’erosione idrica sono stati illustrati, caratterizzati e discussi i principali processi: erosione da impatto (splash erosion), laminare (sheet erosion), a rivoli (rill erosion), a fossi (gully erosion). Analogamente si è fatto per l’erosione in massa, individuando nel soil creep e nel soliflusso i processi erosivi più diffusi e che, in molti casi, sono il preludio o lo stadio iniziale di fenomeni gravitativi più rapidi, complessi e catastrofici: le frane. La nostra “montagna” appenninica e, particolarmente, quella centro-meridionale, soffre particolarmente queste fenomenologie erosive, rilevabili solo attraverso studi geomorfologici minuziosi e di dettaglio e che, pertanto, si rivelano spesso lunghi e dispendiosi. Tuttavia, nel lavoro, accanto ad alcune tecniche di rilevamento geomorfologico tradizionali, viene illustrato come l’analisi a grande scala in automatico di dati di remote sensing si riveli vincente, in quanto non dispendiosa e particolarmente adatta all’investigazione a scala bacinale, se non regionale, con sufficiente dettaglio in termini sia qualitativi che quantitativi, degli effetti dei processi erosivi. Eloquente, in tal senso, è l’esempio illustrato nella Fig. 19, in cui si riporta una cartografia, ottenuta dall’elaborazione di dati satellitari, delle aree soggette a fenomeni erosionali della copertura pedologica in una vasta area al confine tra Molise e Puglia. Il problema della quantificazione dei processi erosivi è affrontato come suscettibilità delle aree investigate ad essere interessate da fenomeni erosionali in base alle caratteristiche geo-ambientali delle aree stesse. Per definire, anche a livello cartografico e in chiave previsionale, la suscettibilità di un’area ai fenomeni erosivi, tra i vari metodi riportati in letteratura si è scelto, in questo lavoro, di illustrarne uno che ci è sembrato essere particolarmente efficace. Tale metodo, infatti, utilizza solo alcuni fattori geo-ambientali (litologia, pendenza, uso del suolo, esposizione) che, variamente elaborati ed intersecati con una Carta inventario delle superfici erosionali di neoformazione in ambiente GIS, hanno mostrato, almeno per l’applicazione che ne è stata fatta per l’area bacinale del Torrente Calaggio al confine campano-pugliese, sufficiente affidabilità nella definizione della suscettibilità all’erosione di quest’area, evidenziata dal confronto tra i dati ottenuti in ambiente GIS con quelli derivanti dal rilevamento geomorfologico di campo (Carta geomorfologica). In conclusione, questo lavoro propone l’analisi geomorfologica come strumento per lo studio qualitativo e quantitativo delle aree interne del nostro Appennino soggette a fenomeni e processi erosionali e che, in vista della redazione di strumenti legislativi regionali di recupero e bonifica forestale di tali aree, si qualifica come valido mezzo di pianificazione territoriale sia in chiave conoscitiva preliminare che in chiave previsionale, volta a mitigare situazioni di probabile pericolosità o rischio connesse al manifestarsi o all’acuirsi di fenomeni erosivi di cui la nostra “montagna” è già, peraltro, sofferente.

I processi erosivi di versante: generalità, rilevamento degli effetti geomorfologici e valutazione della suscettibilità

MAGLIULO P.;RUSSO F
2009-01-01

Abstract

Riassunto Le aree appenniniche interne, nel Sistema mediterraneo, rappresentano un contesto territoriale particolarmente esposto all’azione dei processi erosionali in virtù di una sfavorevole combinazione di aspetti climatici, geologici, pedologici e morfo-topografici, nonché di un improprio uso del territorio ad opera dell’uomo. In tale contesto, l’erosione del suolo ha conseguenze spesso catastrofiche sulle locali e non floride economie, determinando un decremento o, nei casi più gravi, un azzeramento della produttività agricola. L’analisi geomorfologica del rilievo si rivela uno strumento di fondamentale importanza per lo studio qualitativo e quantitativo dei processi erosivi. Di tali processi, che interessano la maggior parte dei versanti modellati in sedimenti clastici che caratterizzano il nostro Appennino interno, sono state individuate nell’erosione idrica e nell’erosione in massa le fenomenologie erosive più diffuse e direttamente coinvolgenti la copertura pedologica e detritica superficiale dei versanti. Dell’erosione idrica sono stati illustrati, caratterizzati e discussi i principali processi: erosione da impatto (splash erosion), laminare (sheet erosion), a rivoli (rill erosion), a fossi (gully erosion). Analogamente si è fatto per l’erosione in massa, individuando nel soil creep e nel soliflusso i processi erosivi più diffusi e che, in molti casi, sono il preludio o lo stadio iniziale di fenomeni gravitativi più rapidi, complessi e catastrofici: le frane. La nostra “montagna” appenninica e, particolarmente, quella centro-meridionale, soffre particolarmente queste fenomenologie erosive, rilevabili solo attraverso studi geomorfologici minuziosi e di dettaglio e che, pertanto, si rivelano spesso lunghi e dispendiosi. Tuttavia, nel lavoro, accanto ad alcune tecniche di rilevamento geomorfologico tradizionali, viene illustrato come l’analisi a grande scala in automatico di dati di remote sensing si riveli vincente, in quanto non dispendiosa e particolarmente adatta all’investigazione a scala bacinale, se non regionale, con sufficiente dettaglio in termini sia qualitativi che quantitativi, degli effetti dei processi erosivi. Eloquente, in tal senso, è l’esempio illustrato nella Fig. 19, in cui si riporta una cartografia, ottenuta dall’elaborazione di dati satellitari, delle aree soggette a fenomeni erosionali della copertura pedologica in una vasta area al confine tra Molise e Puglia. Il problema della quantificazione dei processi erosivi è affrontato come suscettibilità delle aree investigate ad essere interessate da fenomeni erosionali in base alle caratteristiche geo-ambientali delle aree stesse. Per definire, anche a livello cartografico e in chiave previsionale, la suscettibilità di un’area ai fenomeni erosivi, tra i vari metodi riportati in letteratura si è scelto, in questo lavoro, di illustrarne uno che ci è sembrato essere particolarmente efficace. Tale metodo, infatti, utilizza solo alcuni fattori geo-ambientali (litologia, pendenza, uso del suolo, esposizione) che, variamente elaborati ed intersecati con una Carta inventario delle superfici erosionali di neoformazione in ambiente GIS, hanno mostrato, almeno per l’applicazione che ne è stata fatta per l’area bacinale del Torrente Calaggio al confine campano-pugliese, sufficiente affidabilità nella definizione della suscettibilità all’erosione di quest’area, evidenziata dal confronto tra i dati ottenuti in ambiente GIS con quelli derivanti dal rilevamento geomorfologico di campo (Carta geomorfologica). In conclusione, questo lavoro propone l’analisi geomorfologica come strumento per lo studio qualitativo e quantitativo delle aree interne del nostro Appennino soggette a fenomeni e processi erosionali e che, in vista della redazione di strumenti legislativi regionali di recupero e bonifica forestale di tali aree, si qualifica come valido mezzo di pianificazione territoriale sia in chiave conoscitiva preliminare che in chiave previsionale, volta a mitigare situazioni di probabile pericolosità o rischio connesse al manifestarsi o all’acuirsi di fenomeni erosivi di cui la nostra “montagna” è già, peraltro, sofferente.
2009
Geomorphology, Soil erosion, Remote sensing, Campania.; Geomorrfologia, Erosione del Suolo Telerilevamento, Campania
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12070/10190
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